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Prof. Gianfranco Sinigaglia:

uno dei padri della radioastronomia italiana

 

Questo lavoro è nato dalla curiosità di scoprire qualche notizia in più sulla persona alla cui memoria è intitolata la sezione ARI di Bologna: il Professore Gianfranco Sinigaglia I4BBE (1929-1990): il 20 Dicembre 1993 in Assemblea generale i Soci bolognesi approvarono all’unanimità di intitolare  la Sezione A.R.I. Bologna alla sua memoria, Socio ARI-HR per oltre 40 anni; ricevette Licenza provvisoria nel 1949, fu eletto varie volte nel Consiglio Direttivo Nazionale dell’Associazione tra il 1954/57 e ne diventò Presidente nel 1968/69, incarico cui rinunciò per l’ incompatibilità tra scienza e problematiche economico/amministrative.  Sempre  presente  nella  conduzione  delle  attività della Sezione ARI di Bologna, ricoprì vari incarichi tecnici e sociali.

 

Il momento che ho scelto non è casuale: certo il “confinamento domestico” cui ci obbliga la pandemia facilita le ricerche fai-da-te su Internet, ma un’altra occasione mi è stata data dalla Giornata della Memoria, il 27 gennaio: alcuni anni fa gli studenti delle scuole Pier Crescenzi- Pacinotti di Bologna, Mattei di San Lazzaro e Da Vinci di Casalecchio hanno documentato la tragedia dei bambini ebrei cacciati dalle scuole di Bologna: anche Gianfranco Sinigaglia subì questa sorte e dovette abbandonare le scuole Berti, essendo lui di famiglia ebrea, anche se non praticante. Nel 1943 fu costretto a lasciare la città per rifugiarsi a Sassuolo, nella parrocchia di don Vigilio, separato dal padre che morì nel ’44 per mancanza di medicinali indispensabili, in un altro rifugio di Sassuolo.

 

Appassionato fin da ragazzo alla scienza e agli studi di apparecchi e circuiti, agli inizi del 1960 Sinigaglia, rispondendo ad un’inserzione del giornale, lasciò la Marelli, dove si occupava di elettronica, per essere assunto direttamente da Marcello Ceccarelli, che lo volle alla progettazione di un primo impianto radioastronomico “scuola” da installare nei pressi di Medicina.

Due parole anche su Ceccarelli, a testimonianza delle menti illuminate con cui Sinigaglia collaborò: Marcello Ceccarelli (1927-1984) nel 1948 si laureò in fisica all’Università di Padova, con una tesi sulla radioattività del potassio. Con l’approfondimento dei suoi studi, gli astronomi scoprirono che l'età dell'universo andava per lo meno raddoppiata. Nel 1961 Ceccarelli vinse la cattedra di Fisica Sperimentale all’ Università di Bari e nell’anno seguente venne chiamato dall’ Università di Bologna, dove mantenne la cattedra di Fisica Sperimentale II fino al 1983. E’ a Bologna che cominciò il suo interesse per l'astrofisica e la radioastronomia che lo portò, tra 1960 e 1964, a lavorare al progetto della “Croce del Nord” e ad assumere appunto Sinigaglia, che collaborò con Goliardo Tomassetti I4BER, già Primo Ricercatore IRA-INAF, e Roberto Ambrosini I4AOR, OM e ricercatore IRA.

In quegli anni nessuno del gruppo di radioastronomia di Bologna sapeva molto di radiotelescopi, allora oggetti misteriosi ancora in fase di studio. Sinigaglia contribuì inizialmente alla costruzione del prototipo del radiotelescopio che osservava a 327 MHz, usando un’antenna cilindro-parabolica lunga circa 100 metri. A quel punto ci si rese conto che il “Laboratorio Nazionale di Radio Astronomia”, come allora si chiamava, aveva le autonomie, le capacità e i fondi per realizzare quello che poi fu chiamata la “Croce del Nord”. Con quasi tre ettari di esposizione alla radiazione celeste da parte della sua antenna operante a 408 MHz, con i suoi quattordici ricevitori, novantasei correlatori, tre fasci principali e quattordici possibili basi per uso interferometrico e tanto altro, per un certo periodo fu considerata una struttura di avanguardia nel mondo della radio astronomia.

Sinigaglia era responsabile del laboratorio, ma la sua specializzazione riguardava la messa in fase di tutto il sistema antenne-ricevitori: i suoi sfasatori ad anello ibrido, la misura della lunghezza delle linee con lo “swaruppometro” (il prof. Swarup era un collega indiano), la sua collaborazione con Ceccarelli per sviluppare lo sfasatore a dielettrico liquido e una miriade di altre intelligenti soluzioni che hanno permesso di fare una cosa grande a un piccolissimo gruppo di ricercatori e tecnici dedicati.

Il dispositivo essenzialmente è un “moltiplicatore” analogico. I segnali correlati dei due canali presenti ai suoi due ingressi danno luogo ad una uscita “prodotto” a differenza del rumore di fondo non correlato che viene attenuato di una trentina di dB.

Quando uscirono i primi FET di cui Sinigaglia fu subito divulgatore su Radio Rivista, gli si accese la classica lampadina: perché non impiegarli come correlatore allo stato solido? Fu una delle sue idee di maggior risonanza e non solo nel mondo radio astronomico.

Un’altra applicazione suggerita da Sinigaglia fu quella del diodo GUNN usato come oscillatore allo stato solido a microonde che permise di abbandonare finalmente il Klystron.

L’ing. Sinigaglia che suggeriva e realizzava progetti per radioastronomia, curava anche i suoi rapporti col mondo accademico: fu libero docente del corso di Radioastronomia e insegnante della materia presso l’Istituto di Fisica di Bologna. Fu poi professore associato con incarichi di insegnamento di Elettronica Applicata, sempre a Fisica e Protezione dalle radiazioni non ionizzante e ricoprì importanti incarichi alla facoltà di Scienze.

Quando all’IRA (Istituto di Radio Astronomia) fu concesso di realizzare i due paraboloidi di 32 m. di diametro (a Medicina e Noto), Sinigaglia era impegnato in studi sull’irraggiamento con microonde di materiale organico-biologico.

I semi di certe piante sembravano reagire alla radiazione in modi che avrebbero meritato un’indagine più approfondita con strumentazione che non fu possibile acquisire per mancanza di fondi.

I suoi piccoli trasmettitori a diodo GUNN usati inizialmente erano progettati e realizzati nel laboratorio microonde dell’IRA.

Parallelamente non mancò il suo interesse per le nuove tecnologie a bassissimo rumore a microonde che prevedevano l’uso di amplificatori criogenici per i moderni paraboloidi VLBI. Per chi aveva fatto miracoli per ottenere 1500 K di temperatura di rumore a dieci GHz, poter misurare cinquanta K solo pochi anni dopo, era cosa che comprensibilmente lo commuoveva!

 

E’ di Sinigaglia l’invenzione nel neologismo “astroradioamatori” che si riferisce a quel gruppo di astrofili/radioamatori cui ha dedicato un apprezzato libro divulgativo assieme ad un altro dedicato a coloro che temono per la loro salute quando si accostano al loro trasmettitore o al telefonino. I suoi libri che non evitano di menzionare qualche ostica base teorica si leggono tutto d’un fiato a riprova della sua già menzionata abilità quale divulgatore.

Per approfondire alcuni argomenti si consiglia la lettura dei seguenti testi del Professore:

I trasduttori e il loro impiego nelle telecomunicazioni e nella strumentazione, ed. C&C Faenza Elementi di tecnica radioastronomica, ed. C&C Faenza 1990

Le onde radio e la salute, ed. C&C Faenza, 1997 terminato per l’immatura scomparsa del Professore, da Goliardo Tomassetti (I4BER)

W.Ferreri e G. Sinigaglia, Il libro dell’astronomo dilettante ed. Curcio Roma 1985

 

Nel decennio 1950/1960 i radioamatori erano centinaia e fra questi i fratelli torinesi Judica Cordiglia raggiunsero una fama planetaria, raccontando il loro monitoraggio di segnali radio trasmessi dalle prime sonde spaziali, ma molti esperti americani ed europei misero in discussione i risultati dei Cordiglia. Anche Sinigaglia, allora Presidente del direttivo ARI, espresse la propria “perplessità” rispetto a questi studi che apparivano tecnicamente incredibili e senza rigore scientifico, inoltre stabilì che alcune foto della luna, apparentemente ricevute dalla sonda Lunik IV e diffuse da Torre Bert-il centro di Ascolti Spaziali dei Judica Cordiglia- erano false, pertanto l’ARI arrivò ad espellere l’unico dei fratelli Cordiglia iscritto alla stessa.

Negli stessi anni i fratelli Fracarro di Castelfranco Veneto approfondirono le osservazioni in maniera scientifica, tanto da meritare la trascrizione integrale dello studio sul numero della Radio Rivista del febbraio 1958, con costi notevoli di pubblicazione a carico dell’ARI. Ancora oggi leggere le pagine dei Fracarro suscita ammirazione e meraviglia, e perplessità su come, per il grande pubblico, i pionieri fossero stati i fratelli di Torre Bert

Oggi il radiotelescopio "Croce del Nord", nonostante sia una versione ridotta rispetto al progetto originale degli anni 60, è tra i più grandi radiotelescopi di transito del mondo: mantiene un ruolo unico nell’ osservazione a bassa frequenza (408MHz) e costituisce un ideale banco di prova per acquisire esperienze sulle nuove tecnologie da trasferire al consorzio internazionale SKA (Square Kilometer Array). Nel corso degli anni, problemi tecnici alle antenne hanno suggerito un parziale rifacimento dello strumento, oltre ad un suo ammodernamento dal punto di vista elettronico, così che nel 1976 la Croce ha iniziato una nuova fase di attività.

Nel 2014, in occasione dei festeggiamenti per il 50° anniversario di vita dello storico radiotelescopio italiano, furono attivate numerose iniziative, come l’attivazione di un nominativo speciale - II4CDN (Croce del Nord) - collegato da migliaia di stazioni in tutto il mondo cui è stata inviata a conferma una bella QSL speciale.

 

Il Minor Planet Center dello IAU (International Astronomical Union) ha intitolato alla figura del Prof. Ing. Gianfranco Sinigaglia l’asteroide 200052 (2008 OO13) come riporta il seguente testo ufficiale:

 

“Sinigaglia 200052 Italian Ham Radio (I4BBE) and Pioneer of Radioastronomy (200052) Sinigaglia

= 2008    OO13

Discovered 2008 Jul. 31 by F.  Tozzi  and G.  Sostero at  Skylive Observatory in Catania (Italy).

 

Per onorare la memoria dello scienziato i Dipartimenti Astronomia e Fisica dell’Università di Bologna, con la collaborazione dell’ARI istituirono un premio di studio alla memoria riservato a neo laureati . La rubrica di Senigaglia “Valvole & C.” su Radio Rivista proseguì ancora per anni.

 

Per la Sezione ARI di Bologna IQ4BQ è un grande onore portare il nome di Gianfranco Sinigaglia non solo per la grande figura di scienziato che è stato, ma anche per la sua levatura morale di uomo; ne fu esempio quando, durante l’alluvione del Polesine del novembre 1951, fu importante il suo intervento unito a quello di I1CDL S. Sanseverinati che collaborarono per vari giorni alla rete di emergenza veneta coordinata da I1QP V. Aggujaro ricevendo il plauso del Ministero con Diploma di merito . Sniego kasimo darbai https://pjovejai.lt/sniego-kasimo-darbai Un intervento che oggi definiremmo Radiochiamate di Emergenza in collaborazione con la Protezione Civile

Data: 20 gennaio 2021                                   Autore : Alfredo Angelini

 

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